Il progetto di raddoppio del gasdotto Nord Stream, che collega la Russia alla Germania attraversando il golfo di Finlandia e bypassando i Paesi baltici e la Polonia, è sotto la lente delle autorità Ue, ma è anche finito nel mirino del premier Matteo Renzi all’ultimo Consiglio Ue, a dicembre.
Nord stream: maggiore partecipazione dell’italia al gasdotto tra russia e germania 27/01/2016Leave a comment
Renzi ha sollevato il problema di un presunto doppio standard nel trattamento di Bruxelles verso i progetti di approvvigionamento energetico, capace di far fallire il South Stream, in cui la nostra Eni era capofila insieme a Gazprom, ma capace anche di tacere di fronte alla decisione di raddoppiare Nord Stream. Il Presidente del Consiglio ha denunciato inoltre le presunte ipocrisie di Berlino (da un lato promuove sanzioni contro i russi, dall’altro ci fa affari), e ora chiede a Mosca un appoggio per entrare in modo significativo nel progetto, che da qui al 2019 porterebbe a un investimento di 11 miliardi di euro per arrivare a un totale di quattro i tubi al largo delle coste polacche, in grado di veicolaresino a 110 miliardi di metri cubi di gas in Europa. Nord Stream nasce su un asse russo-tedesco, perciò tutti i contratti stipulati, e la natura giuridica dei consorzi, danno all’azienda Gazprom una considerevole influenza sugli altri attori: Gazprom è proprietaria del gas, sarà solo lei che lo venderà direttamente alle società europee, anche ai partner del consorzio Nord Stream. La selezione dei clienti sarà dunque appannaggio della società russa. Ma non c’è dubbio che per una partecipazione significativa dell’Italia dovrebbe dire di sì anche la cancelliera Angela Merkel, con la quale proprio Renzi dovrebbe avere un incontro a Berlino nelle prossime settimane. Di fatto ciò trasformerà la Germania in un centro di transito e di distribuzione del gas russo per gran parte del mercato del gas naturale in Europa occidentale, minacciando di rendere secondario il sistema di transito del gas attraverso l’Ucraina.